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lunedì 28 gennaio 2013

Prime


"Prime" è una simpatica commedia del 2005 di Ben Younger passata un pò in sordina. L'ho visto l'altra sera perché ho deciso di guardarmi tutti i film con Meryl Streep, attrice che adoro alla follia, e quindi ne ho scoperto l'esistenza. Il film ha una durata di 105 minuti.


La trama:
E' la storia di Rafi (Uma Thurman), una donna di 37 anni che appena divorziata dal marito frequenta una psicoterapeuta di nome Lisa Metzger (Meryl Streep). Le due hanno un rapporto quasi di amicizia e Rafi le racconta tutto quello che le succede nei minimi dettagli. Un giorno incontra al cinema un ragazzo di nome David e c'è subito una forte attrazione, al che quest'ultimo la invita a cenare fuori. Inizia così una relazione coinvolgente anche se i due hanno una grande differenza di età, infatti David ha solo 23 anni. In più a complicare la loro relazione ci sarà anche il motivo religioso, lui è ebreo e la sua famiglia non approverebbe mai una relazione con una ragazza non ebrea. Così Rafi racconta tutto alla sua psicoterapeuta e anche con lei inizieranno fraintendimenti e un nuovo rapporto tra le due.


Commento personale:
Mi sono divertita abbastanza a vedere questo film, le storie dei protagonisti si intrecciano e creano relazioni particolari che fanno sorridere. Come sempre Meryl Streep è bravissima, cosa non sa fare quella donna?! anche gli altri attori entrano bene nella parte e la storia riesce a scorrere senza annoiare. 
Questa grande differenza di età rende la storia più profonda, affronta vari temi importanti e il forte amore che lega questa coppia sarà il motivo che darà loro la forza di continuare. Il finale del film l'ho trovato giusto, magari lascia un pò di amaro in bocca ma è una scelta che si avvicina alla realtà e si distacca dal mondo delle classiche storie d'amore cinematografiche.
Per una serata senza troppe pretese, se cercate qualcosa per farvi due risate questo film fa al caso vostro.



venerdì 25 gennaio 2013

The others


L'altra sera ho visto "The others", film del 2001 di Alejandro Amenàbar in concorso al 54° festival di Venezia. Per molti è stato uno dei film migliori del decennio, tra thriller e horror con una bravissima Nicole Kidman. Ha una durata di 104 minuti.


Trama:
La storia è ambientata nel 1954 sull'isola di Jersey. La signora Grace Stewart (Nicole Kidman), vive in una grande villa insieme ai suoi due bambini. Si ritrova improvvisamente senza domestici e proprio in quel momento, quasi per coincidenza, suonano alla porta tre persone che dicono di voler lavorare per lei. Grace spiega ai tre nuovi domestici che in quella casa ci sono delle rigide regole da rispettare: « Nessuna porta deve essere aperta prima che l'ultima sia stata chiusa » poiché i suoi figli sono affetti da una rara malattia che li rende allergici alla luce, infatti devono esserci sempre le tende chiuse e vengono usate solo lampade ad olio. Non è facile la vita per Grace, ha perso il marito durante la seconda guerra mondiale e si sente tagliata dal mondo per via della malattia dei figli, non esce quasi mai di casa per non lasciarli da soli. Dopo l'arrivo dei domestici, iniziano a succedere cose strane; la figlia dice di vedere delle persone, Grace inizia a sentire strani rumori ma essendo una donna molto religiosa non crede ai fantasmi. Saranno giorni duri per loro nei quali cercheranno di capire cosa stia accadendo nella loro dimora.


Commento personale:
La storia può essere vista come una di quelle classiche da casa infestata con rumori, oggetti spostati, porte che si chiudono e si aprono da sole, ma quello che fa la differenze in questo film è il finale. Mentre vedevo il film mi sono sentita coinvolta, probabilmente grazie al buonissimo livello di recitazione di Nicole Kidman, ma dopo aver visto il modo geniale con cui si concludeva questa storia, si è alzato il mio indice di gradimento. L'atmosfera non manca, i momenti di tensione sono presenti e il mistero aumenta con il trascorrere dei minuti. L'unica cosa che veramente non ho sopportato è la ragazzina, più odiosa e maleducata non la potevano fare.
Sicuramente il film non è uno dei migliori del decennio, ma vale la pena vederlo per rimanere per una volta veramente stupiti della conclusione.


mercoledì 23 gennaio 2013

Un matrimonio all'inglese


"Un matrimonio all'inglese" è un film della Gran Bretagna del 2008, nelle sale italiane è uscito a Gennaio del 2009. E' stato presentato a vari festival cinematografici come quello di Roma e quello di Toronto. Tratto dalla pièce teatrale di Noel Coward ne fece un film anche il grande Alfred Hitchcock nel lontano 1927 chiamato "Virtù facile".


Trama:
Siamo agli inizi degli anni '30, la giovane e bella Larita (Jessica Biel), un'americana moderna e pilota campionessa del Gran premio di Monaco, si sposa con il giovane John Whittaker (Ben Barnes), un inglese proveniente da una famiglia nobile e tradizionalista. I due sposini si dirigono presso la villa della famiglia di John per presentare Larita. Da subito i rapporti con la suocera e le sorelle del marito si fanno pungenti, dietro falsi sorrisi si nascondono cattiverie e disprezzo. L'unico con cui la ragazza riesce ad avere un dialogo è il padre di John, Jim Whittaker (Colin Firth), un ex militare della prima guerra mondiale insoddisfatto della vita e stufo della propria famiglia. Per la povera Larita inizieranno così delle pesanti settimane di convivenza con questa famiglia troppo all'antica per una donna emancipata come lei.


Commento personale:
Sono rimasta delusa dal film, di solito le commedie inglesi le trovo sempre spiritose, questa volta non mi ha divertita e non ho apprezzato com'è stato sviluppato. Potevano crearne veramente tanti di dispetti fra nuora e suocera ma la storia non scorre e porta lo spettatore a chiedersi il motivo di questa visione. Il finale poi mi ha lasciata perplessa, a mio avviso poteva finire in un modo più coerente. Jessica Biel è l'unica ad aver recitato veramente bene e penso sia  l'unico motivo per vedere questo film. Non capisco perché Ben Barnes reciti spesso la parte di un uomo senza un minimo di personalità, facile da manipolare. Sono convinta che il film di Hitchcock sia superiore, probabilmente lo guarderò per notare la differenza.

martedì 22 gennaio 2013

Spirit - Cavallo selvaggio


Ieri sera ho visto uno dei pochi film di animazione che ancora mi mancava, "Spirit - Cavallo selvaggio", prodotto dalla Dreamworks nel 2002. Sono una grande fan di questa casa di produzione, basti pensare che il mio cartone preferito in assoluto è "Il principe d'Egitto". Il film ha una durata di 83 minuti, un pò cortino, se fosse durato un altro quarto d'ora lo avrei preferito.


Trama:
Il film inizia con la nascita di Spirit, un magnifico mustang che vive libero nelle immense praterie dell'America insieme al suo branco. Ama correre, lo fa sentire vivo, gli sembra quasi di volare. Una sera vede una strana luce in lontananza e decide di andare a vedere di cosa si tratta. Non è altro che un fuoco di campo di alcuni uomini; Spirit è la prima volta che vede quegli esseri e sempre più incuriosito si avvicina a loro. Purtroppo viene catturato e venduto ad un gruppo di soldati. Inizia così per lui una lotta per rivendicare la propria libertà e insieme ad un indiano, anch'esso catturato, cercheranno di fuggire.


Commento personale:
Paesaggi meravigliosi, un senso di libertà e di vita vengono trasmessi già dai primi minuti della pellicola. I disegni sono tra quelli che preferisco, è stato divertente che in alcuni primi piani di Spirit guardando gli occhi o l'espressività, sembrava di vedere il viso di Mosè del Principe d'Egitto. La storia, anche se un pò prevedibile, è coinvolgente e trasmette sentimenti di amicizia, fiducia e rispetto. Ho apprezzato il fatto che gli animali non parlino, ma che solo a volte ci sia il pensiero di Spirit, anche perché li hanno fatti così espressivi che non c'era bisogno di parole. Il rapporto del ragazzo indiano con i cavalli insegna cosa significhi rispettare gli altri esseri viventi ed è così che tutti noi ci dovremmo comportare. Il tutto viene accompagnato da una fantastica colonna sonora, dove in lingua originale le canzoni sono cantate da Bryan Adams, mentre in italiano da Zucchero. Unica pecca come ho detto all'inizio della recensione, è che abbia una durata breve.
Consigliato a chi vuole perdersi nella natura e a chi ancora oggi crede nell'amicizia e nel rispetto.

lunedì 21 gennaio 2013

Premonition


Ieri sera, spulciando la mia lista personale di film da vedere, ho scelto di guardare "Premonition", film che mi incuriosiva dal 2007 anno in cui uscì in Italia. Quello che mi aveva attratta era stata soprattutto la locandina, geniale l'idea del volto disegnato dai rami e dagli uccelli. Il regista è Mennan Yapo e il film ha una durata di 96 minuti.


Trama:
Linda Hanson (Sandra Bullock) vive in una bella casa, con due figlie amorevoli e il marito Jim (Julian McMahon) preso dal proprio lavoro. Un giorno Linda si sveglia e un poliziotto suona alla porta di casa portando la straziante notizia della morte di Jim per un incidente stradale. La donna rimane sconvolta dalla notizia e sua madre si reca da lei per darle conforto e aiutarla con le bambine. Il giorno seguente si sveglia e il marito è in casa a fare colazione. Inizia così per la povera Linda un susseguirsi di giornate alternate in cui un giorno Jim è vivo e quello dopo è morto. Arriverà a capire di non vivere le giornate in maniera cronologica e che tutto questo sia causato da una premonizione.



Commento personale:
Sandra Bullock mi è sempre piaciuta come attrice e anche in questo caso devo dire che è stata molto brava; mi dispiace che nel doppiaggio italiano non sia stata Anna Cesareni a prestarle voce, quella scelta non l'ho trovata adatta. Julian McMahon invece non è stato molto espressivo, l'ho sicuramente preferito nel telefilm "Streghe". Il film parte bene, con una trama che coinvolge e che mette dubbi e curiosità sugli eventi. Verso la metà del film inizia a perdersi, mettendo confusione nello spettatore e con alcune scelte a dir poco ridicole. Il finale mi ha lasciata alquanto delusa. "Premonition" è il classico film dove c'è un'idea di base interessante che viene sfruttata male e che lascia nello spettatore un senso di insoddisfazione e, se visto al cinema, un senso di rabbia per i soldi buttati con i quali si poteva prendere magari una gustosa pizza.
Consigliato solo ai fan della Bullock o a chi si accontenta di un thriller senza troppe pretese.


domenica 20 gennaio 2013

Labyrinth - Dove tutto è possibile


Sotto il consiglio di un amico, giorni fa ho visto un film che per tanti è stato un cult e ha accompagnato l'infanzia col suo mondo fantastico e i suoi personaggi bizzarri. Sto parlando di "Labyrinth - Dove tutto è possibile" di Jim Henson del 1986 e ha una durata di 101 minuti. Il regista è il creatore dei Muppet, infatti anche in questo caso non mancano i "pupazzi animati". 


Trama:
La protagonista è Sarah (Jennifer Connelly), una ragazza che passa le giornate circondata dai suoi giocattoli e che si immedesima nella storia di un libro chiamato "Labyrinth". Un giorno i suoi genitori escono la sera e la lasciano a casa a badare al piccolo fratellino Toby. La ragazza non ha la minima intenzione di fare la baby sitter anche perché il bambino piange di continuo e lei ha altri impegni per la testa, così prega il re dei Goblin di portarselo via. Sarah non avrebbe mai pensato che apparisse veramente il re Jareth (interpretato da David Bowie), quest'ultimo le dice che ha solo 13 ore per superare il labirinto e arrivare al castello della città dei goblin per riprendersi Toby e che scaduto il tempo sarebbe rimasto per sempre con lui al castello trasformandolo in uno dei suoi fedeli servitori. Così la ragazza inizia un viaggio pieno di pericoli e difficoltà insieme ai vari "mostri" che incontrerà nel labirinto.


Commento personale:
"Labyrtinth" è un film per ragazzi che in alcune scene ricorda "Alice nel paese delle meraviglie" sia per determinati personaggi, sia per delle locazioni. Ci sono comunque delle idee interessanti, ho apprezzato soprattutto il personaggio di David Bowie che si è calato molto bene nella parte e vedere una Jennifer Connelly così giovane fa sorridere, anche se il personaggio di Sarah non è proprio uno dei più adorabili che si possano incontrare. I pupazzi non mi sono mai piaciuti, neanche da piccola, quindi per questo motivo ho trovato alcune scene ridicole e alcuni "mostri" stupidi e fastidiosi. Ogni tanto David Bowie canta una canzone per animare la monotonia del labirinto. Il film ha anche una morale, passare dall'essere una bambina all'accettare di diventare una ragazza matura dimenticando i giocattoli e cercando di essere meno egoista nei confronti del fratellino che ha bisogno di attenzioni e amore. Non posso dire che non mi sia piaciuto completamente, penso che se lo avessi visto da piccola sicuramente lo avrei apprezzato di più, comunque se volete un'avventura fantastica con goblin, re e enigmi questo film penso che possa essere quello che state cercando.

sabato 19 gennaio 2013

Frankenweenie


Ieri sera al cinema ho visto il nuovo film di Tim Burton, "Frankenweenie", uscito nelle sale italiane il 17 Gennaio 2013. Il film è stato girato con la tecnica del Stop-motion ed è un adattamento del cortometraggio del lontano 1984 diretto sempre da Burton. Prodotto dalla Disney, è completamente in bianco e nero e ha una durata di 87 minuti.


Trama:
E' la storia di Victor, un ragazzo molto dotato in scienze, solitario ma con un fedele amico, il suo cane Sparky.
Un giorno, durante una partita di baseball, Sparky è vittima di un incidente e muore lasciando nel povero ragazzo un dolore così forte da non voler accettare la perdita del suo migliore amico. Così, grazie ad una lezione di scienze, decide di riportare in vita il suo cane. Questa vicenda farà accadere nel piccolo e tranquillo paese di "New Holland" un susseguirsi di eventi che metteranno nei guai tutti gli abitanti.


Commento personale:
Dopo tanti anni dall'uscita di "Nightmare before Christmas", (unico film di Tim Burton che ho amato), sono finalmente riuscita ad apprezzare un altro suo film. Una storia di una forte amicizia, di un legame che vuole spezzare anche le barriere della morte. Un'ambientazione tetra tipica del regista, un'interessantissima valutazione della scienza e dei personaggi strani, macabri e a modo loro comunque simpatici. Ottima scelta dell'uso del bianco e nero, stesso modo in cui era stato girato anche il cortometraggio, che con gli effetti di luce ed ombra sottolinea ancora di più l'inquietante vicenda e gli strani abitanti di questo paesino. I fan del regista ameranno sicuramente Frankenweenie, ma sicuramente piacerà anche a tutti coloro che credono nelle amicizie, nei sogni e perché no, anche nella scienza!